Il particolato (in inglese Particulate Matter, PM) indica un insieme di composti volatili dannosi formati da un miscuglio di sostanze naturali e gas di scarico dei motori di auto, aerei e attività industriali.
Il PM è la forma di inquinamento dell’aria più pericoloso, a causa della sua capacità di penetrare in profondità nei polmoni, nel sangue e nel cervello. Quando infatti le sue particelle sono molto piccole (< 10 millesimi di millimetro), possono causare danni seri all’apparato respiratorio e circolatorio.
Le piante funzionano da purificatori naturali, rimuovono questi inquinanti dall’aria intercettando le particelle che rimangono sulla superficie delle foglie e non vengono quindi respirate da noi.
L’anidride carbonica (CO₂) è un gas naturale prodotto da fonti naturali, come i vulcani e tutti gli animali che respirano, sia in mare che sulla terra, come gli esseri umani. L’anidride è inoltre prodotta dalla decomposizione degli organismi e dalla fermentazione.
Tuttavia, la CO₂ è anche il prodotto della combustione del legno e dei combustibili fossili, come il carbone, il petrolio e il gas naturale. In natura la quantità di anidride carbonica varia in equilibrio con la fotosintesi delle piante, ma all’aumentare dell’anidride carbonica nell’atmosfera corrisponde un l’aumento della temperatura globale, anche chiamato riscaldamento globale. La concentrazione di CO₂ nell’atmosfera dal 1800 al 2020 è aumentata di circa il 50%, dall’inizio dell’età industriale.
Le piante aiutano a ridurre la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, assorbendo CO₂ e trasformandola in nutrimento per la crescita. La CO₂ viene inoltre “convertita” in biomassa oppure immagazzinata nel suolo (carbon sink): rimuoverla dall’atmosfera significa contribuire a ridurre il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici. Tuttavia, non tutta la CO₂ assorbita dalle piante è immagazzinata nella pianta e rimossa dall’atmosfera: i frutti, i fiori, le foglie e i rami caduti vengono decomposti o digeriti da altri esseri viventi e la CO₂ prodotta da questi processi ritorna nell’atmosfera.
All’ombra e nelle aree circostanti, le piante e la vegetazione si comportano come veri e propri “condizionatori naturali”.
Le piante infatti contribuiscono a diminuire l’effetto “isola di calore”, nel quale le aree urbane risultano essere significativamente più calde delle aree periferiche. Assorbono infatti una notevole quantità di calore dall’atmosfera e utilizzano questa energia per trasformare l’acqua contenuta nelle foglie in vapore, che viene poi traspirato attraverso la pianta (evapotraspirazione).
Il risultato è una riduzione fino a 2,5 °C negli edifici circondati da alberi ed una riduzione massima di 0,9/1,5 °C lungo viali alberati. Questo significa che in edifici con piante intorno il consumo di energia elettrica per raffrescare gli ambienti può essere diminuito fino al 30-50% durante l’estate e fino al 20-50% per il riscaldamento d’inverno.